Ferrara,la crisi economica porta 4 persone a rubare nelle bare dei morti
“Non ci sono parole”. Ha ragione il questore Luigi Mauriello, non ci sono parole per descrivere le accuse che la polizia rivolge a cinque dipendenti dell’Amsefc denunciati al termine dell’operazione “The Jackal”. The jackal, lo sciacallo. Sciacallo perché “ripulivano i cadaveri delle cose preziose che i parenti avevano lasciato nella bara”, spiega ancora il questore, per poi rivenderli nei vari compro-oro disseminati in città. E proprio la coincidenza tra lavori nei cimiteri e le date delle compravendite nei negozi avevano fatto insospettire gli uomini della squadra mobile.
Tutto era partito da alcuni controlli della polizia amministrativa nei negozi in questioni. Semplici controlli di routine dai quali però erano emerse delle particolarità: “nei registri – spiega Mauriello – si vedeva come alcune attività di vendita di monili e oggetti in oro erano sovrapponibili ai giorni in cui venivano riesumati i cadaveri nel cimitero”. Il cimitero in questione era quello di San Martino. Da qui, secondo i riscontri della Mobile, nel mese di ottobre del 2011 vennero riesumate 56 salme. Da alcune di queste vennero sottratti fedi, anelli, catenine e orecchini (per lo più di foggia antica) per un totale di 105 grammi di oro e un controvalore sul mercato di circa 3.000 euro”. “Una solo persona – fa notare il questore – da febbraio 2011 a maggio ha venduto nove fedi. Difficile pensare che avesse nove mogli…”.
Dai registri dei compro-oro emergono i nomi e cognomi dei venditori Si scopre che lavorano per la società che gestisce i servizi funerari. Si chiede e si ottiene dal pm Barbara Cavallo la possibilità di installare telecamere nascoste nel camposanto. E si vedono alcuni uomini che, in corso di riesumazione dei corpi, depredano la salme di fedi e anelli, li soppesano. E se li intascano. Chi li mette in un secchio, chi nel marsupio. Inconsapevoli che l’occhio delle telecamere li sta riprendendo.
Al termine delle indagini tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati per peculato: I.M., 44 anni, T.G., 42 anni, e C.A., 50 anni, tutti ferraresi. L’ipotesi di reato formulata si riallaccia al fatto che i tre sospettati sono dipendenti pubblici e avrebbero commesso i fatti contestati in orario di lavoro. Le pene previste dal codice oscillano tra i 3 e i 10 anni.
Ai tre si aggiungono altre due persone, sempre dipendenti Amsefc, denunciate per omessa denuncia. Secondo la polizia sapevano quel che succedeva ma non hanno parlato. E “non è finita”, avverte il comandante della Mobile Andrea Crucianelli, “perché vogliamo scoprire se c’è dell’altro”. E a questo fine potranno risultare utili le segnalazioni di parenti – come già ce ne sono state – di misteriose sparizioni di oggetti dei propri cari in sede di sepoltura e riesumazione.
Le indagini proseguono anche per accertare altre vendite sospette. Sempre dai registri dei compro-oro emergerebbero infatti altri oggetti da verificare, il tutto per circa 500 grammi di oro da ottobre 2008 a ottobre 2011, per un valore di diecimila euro.
La polizia ha dovuto aspettare di ottenere i filmati prima di passare in azione. Il regolamento di polizia mortuaria prevede che se nessuno reclama l’oro rinvenuto nelle tombe, il prezioso va messo a disposizione dell’azienda per dodici mesi dopodiché può essere venduto dalla società, che impiegherà il ricavato per migliorare i servizi cimiteriali. “Il rischio – chiarisce Crucianelli – era che fermando i sospettati all’uscita del cimitero potessero difendersi dicendo che avevano preso l’oro per consegnarlo all’azienda”.
Per la cronaca tutti gli indagati si sono dichiarati del tutto estranei ai fatti.