Da tempo l’8 Marzo viene ritenuto, assai grossolanamente, il giorno della “festa” della donna. Ciò irrita, giustamente, tutte coloro che non vogliono essere considerate persone di serie B, a cui una volta l’anno dare un contentino con mimose e cioccolatini, per poi relegarle a un ruolo di secondo piano nel tempo restante. Esse hanno ragione quando parlano di voler abolire una siffatta” festa”, nella quale non possono riconoscersi.
Tuttavia, l’8 Marzo non è una “ festa”. Si tratta, invece, di una giornata commemorativa e di riflessione. E come tale deve essere interpretata.
E’ una giornata commemorativa perché è nata dall’indignazione e dall’orrore suscitati da una tragedia collettiva, tanto colpevole quanto evitabile, avvenuta negli Stati Uniti più di un secolo fa, la quale colpì a tal punto l’opinione pubblica mondiale da indurre le autorità dei Paesi democratici a fissare questo giorno come simbolo per celebrare le tante tragedie in cui le vittime sono donne. E’ una giornata di riflessione perché deve servire come occasione e punto di riferimento per approfondire la consapevolezza della condizione della donna e pianificare o ribadire mete future. Per queste ragioni la giornata dell’8 Marzo non va obliterata, ma piuttosto riportata al suo significato originario, ignorando le stucchevoli ma inevitabili manifestazioni di carattere commerciale che la banalizzano.