Si è appena conclusa la collettiva che ha riunito 18 artisti di diversa provenienza uniti dall’amore verso la natura e da un notevole livello artistico. Con questo servizio desideriamo conservare la visibilità delle opere esposte e trasformare la partecipazione degli artisti da una semplice occasione in un episodio destinato a durare a lungo nel nostro archivio.
Ci siamo congedati dai quadri esposti con molta malinconia. Confesso che ce ne eravamo innamorati e li abbiamo restituiti a malincuore. Abbiamo allora deciso di conservarne memoria nel nostro archivio con la realizzazione di un video che riproducesse tutti i quadri accompagnati da un breve commento. Ma non ci è bastato: Licinia Visconti, cui si devono anche le foto professionali utilizzate, ha voluto mettere a punto un video meno archivistico e più personale montando le immagini non secondo un rigido ordine alfabetico ma tenendo conto delle affinità esistenti fra le varie opere.
Durante questo lavoro ci siamo resi conto che il nostro modo d’intendere le mostre è caratterizzato da una viva partecipazione e che per noi esse non si concludono nel momento in cui prepariamo i pacchi per la spedizione di ritorno, ma ci restano nell’animo. Di qui a prendere la decisione di documentare sempre i nostri allestimenti con due diversi tipi di video è stato un passo molto breve. D’ora in poi tutti gli artisti che si affideranno alla Galleria Arte del XXI Secolo potranno contare su un servizio di oggettiva documentazione e su un’interpretazione dei loro lavori condotta sul piano delle immagini, che dalla prossima volta saranno accompagnate dal commento di una voce fuori campo.
Tali elaborati saranno immessi su Youtube, su Vimeo e su altri media televisivi in modo da offrire ai partecipanti la massima visibilità possibile e proiettare lontano nel tempo e nello spazio il ricordo delle loro esibizioni savonesi.
Di seguito un pensiero sull’artista del mare Gilberto Piccinini:
Gilberto Piccinini è nato e vive a Milano, ma è un uomo del mare. Non conosce lo spirito del turista che fugge allo smog della grande città per una giornata di spiaggia, ma vive in lui l’animo di chi respira il profumo del mare, di chi vuol penetrare il mistero della sua immensità, che rappresenta sotto cieli corruschi con le onde che s’infrangono lente ed eterne lungo la costa, un limite contro il quale lottano senza fine. Solo raramente le onde infuriano con violenza, e allora cielo e mare paiono unirsi in una tremenda minaccia. Le scogliere che si oppongono alla furia delle acque sono molto particolari e nella pura invenzione delle loro caratteristiche Piccinini ha trovato uno straordinario motivo narrativo, costituito dalle casupole abbarbicate alle rocce. Sono casette l’una accostata all’altra come negli insediamenti più antichi dell’Anatolia, abitazioni senza porte e dotate di finestre che costituiscono l’unica via di accesso.
Una straordinaria tecnica e il lungo amore per il mare sono alla base di onde di cui pare avvertire il peso e di formazioni nuvolose di grande densità; onde e nuvole che paiono assediare gli insediamenti costieri apparentemente disabitati, come se una vicenda antica ne avesse allontanato o sterminato gli abitatori. Questo tema rappresenta per Piccinini un’inesausta fonte d’ispirazione e l’osservatore rimane colpito dal numero delle variazioni: la costa vista dal largo, il punto d’osservazione incentrato sulle spiagge e le scogliere che ricevono l’impatto delle acque, gli speroni rocciosi con le loro abitazioni colti nello splendore meridiano, ma più spesso immersi in tenebre incipienti. E ancòra casupole viste dal basso, incombenti sul punto di vista dell’osservatore, oppure in prospettiva lunga, ovvero dall’alto. Estremamente ridotta la gamma dei colori impiegati ma ricchissima di nuances. In sostanza abbiamo blu e grigi punteggiati da rari e minuti interventi di rosso.
I risultati sono di straordinaria seduzione e fanno emergere la poetica di un grande innamorato del mare, una sorta di Conrad dedito alla pittura anziché al romanzo.
Un racconto sulle due opere esposte: innamorato del mare, Gilberto Piccinini ne racconta le storie in tele di vario respiro nelle quali spesso scala i piani della visione per esaltare in proprio particolare punto di vista. Il suo è un mare calmo ma colto in una cupa atmosfera quasi presaga del prossimo scatenamento di forze immani. La voce del mare presenta infatti un momento di sospensione mentre la risacca che imbianca le onde e s’insinua tra il limite della terra e la dosale rocciosa che chiude l’orizzonte sembra narrare antiche storie come i liti dell’Ellesponto di foscoliana memoria. Sguardo verso l’infinito rappresenta la metafora del coraggio umano che non teme di affrontare forze possenti e minacciose e costruisce il segno della propria sfida su uno sperone roccioso lambito dalle onde. Forse con un lontano ricordo di Bocklin delinea qui un gruppo di casupole abbarbicate sul dorso della pietra per ergersi di fronte all’infinito dell’oceano.
Aldo Pero