Fin dai tempi più antichi l’abito da sposa ha avuto un’importanza rilevante, al punto tale da metterlo al centro di ogni tipologia di cerimonia, che nei tempi si è evoluta. Ha sempre rappresentato il potere economico della famiglia della sposa ed era un elemento di prestigio, che serviva a creare distinzione.
Già dai tempi dell’antica Roma il matrimonio era inteso come una promozione sociale con matrimoni combinati tra le famiglie mentre gli sposi erano bambini, per rafforzare i propri legami economici.
L’abito della sposa era una tunica bianca, chiusa dal nodo d’Ercole, che doveva essere sciolto dallo sposo. Una corona formata da gigli, grano, rosmarino e mirto (simboli di purezza, fertilità, virilità maschile e lunga vita) e il velarium flammeum di colore giallo zafferano erano gli accessori per i capelli. Il velo veniva tolto il giorno dopo la consumazione del matrimonio e simboleggiava il fuoco di Vesta, la dea che proteggeva il focolare domestico.
Dal X-XI secolo la Chiesa si appropria della cerimonia matrimoniale trasformandolo in un vero e proprio momento comunitario. L’abito da Sposa non segue una regola precisa, ma è legato alla moda del momento. Spesso viene tramandata di madre in Figlia, con un continuo abbellimento di elementi come pietre e metalli preziosi, che ne esaltano la bellezza, al fine da colpire l’intera comunità.
Il primo abito da sposa documentato é quello della principessa Filippa, figlia d’Enrico IV d’Inghilterra, che nel matrimonio con Erik di Danimarca nel 1406, indossò una tunica e un mantello di seta bianca bordati di pelliccia di vaio e d’ermellino.
L’uso dello strascico, appare solo nel XVI secolo ed é rimasto uno degli elementi per esaltare la propria appartenenza sociale: quanto più lo strascico era lungo e decorato, tanto più era sintomo di ricchezza e di prestigio. Le maniche degli abiti nuziali, variamente elaborate costituiscono un vero e proprio tesoro per via dei suntuosi ricami e delle pietre preziose incastonate.
Nel XVII secolo, segnato da profonde lacerazioni religiose, le feste nuziali diventano più intime. Le famiglie investono soprattutto per il corredo e la dote e l’abito il più bello, quasi sempre usato, è utilizzato anche dopo il matrimonio.
Il secolo XVIII rappresentò il momento più alto della simbologia dell’abito da sposa: s’indossano splendidi abiti fatti con stoffe pregiatissime importate dall’oriente e l’uso delle pietre preziose raggiunge il suo culminte, tanto da trasformare l’abito cerimoniale in un vero e proprio gioiello.
Con la Rivoluzione Francese nasce lo “stile impero”, che da vita ad un abito tagliato sotto il seno con un bustino a vita alta da cui scende morbidamente la gonna, per evidenziare meno i fianchi e l’addome, realizzato in tinte pastello.
Nel XIX nasce l’abito lungo bianco simbolo di purezza insieme ai guanti. L’abito bianco divenne una opzione molto popolare fra le spose intorno al 1840, dopo il matrimonio della regina Vittoria con Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. La regina indossò un abito bianco per l’evento, adornato da alcuni merletti. La foto ufficiale del matrimonio ebbe un’ampia diffusione, e l’abito della regina fu adottato da moltissime spose.
Ed infine nei tempi moderni, precisamente intorno agli anni Trenta del XX secolo si affermò l’abito da sposa come lo intendiamo oggi: bianco, lungo, con il velo e un bouquet di fiori.