A qualche mese dal lancio della nuova pillola dei cinque giorni dopo la SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione) ha effettuato una ricerca (Datanalysis) su un campione di 200 ginecologi, equamente distribuiti sul territorio e nelle diverse strutture sanitarie (ospedali, consultori e studi privati), per verificare l’accessibilità del farmaco.
I risultati meritano una riflessione. Infatti, nonostante sia un farmaco che offre alle donne una maggiore efficacia contraccettiva – fino a 3 volte superiore della precedente pillola del giorno dopo, se assunta entro le prime 24 ore e fino a 2 volte di più, se assunta entro le prime 72 – ben 7 su 10 ginecologi, hanno difficoltà a prescriverla a causa dell’obbligatorietà indiscriminata del test gravidanza sulle urine o su sangue con dosaggio beta-Hcg che deve essere effettuato prima della prescrizione.
L’EMA, l’ente regolatorio europeo del farmaco, e l’FDA, l’omologo americano, hanno approvato il farmaco senza alcun obbligo di test, lasciando al medico e alla sua professionalità la decisione di richiederlo o meno.
Quest’anomalia tutta italiana, rischia di fatto di rendere il farmaco poco accessibile, rallentando inevitabilmente i tempi di assunzione, che sono fondamentali per la contraccezione d’emergenza, che, com’è noto, va assunta il prima possibile per essere massimamente efficace.
Inoltre, quest’obbligo indiscriminato del test di gravidanza, rende irrilevante la competenza medica e scientifica dello specialista. D’altra parte, è ovvio che, come hanno inteso gli enti regolatori internazionali, se il medico ha dei dubbi o delle perplessità, è lui stesso a richiedere il test, anche quando non necessario per la prescrizione.
Risulta evidente quindi che le norme attuali sull’uso della pillola dei cinque giorni dopo creino difficoltà pratiche, non solo a colei che ne fa richiesta, ma anche ai ginecologi e ai medici italiano che vogliano aiutare la donna ad affrontare un momento di dubbio o criticità legato al fallimento di un metodo contraccettivo.
Per il futuro è auspicabile che anche l’ente regolatorio italiano si adegui a quanto praticato in tutti gli altri Paesi dove il farmaco è commercializzato, abolendo l’obbligo indiscriminato di effettuare un test di gravidanza, lasciando al medico o allo specialista la possibilità di decidere secondo scienza e coscienza caso per caso.
Posted inNEWS