Nei ultimi due mesi il portale mettiche.it ha lanciato una survey per chiedere alle utenti come vogliono "ribattezzare" quel tipo di contraccezione che i medici e i tecnici di settore chiamano d’emergenza, ma che è più conosciuta con il nome di pillola del giorno dopo o con la sua abbreviazione pdgd.
Il nome "pillola del giorno dopo" è infatti desueto e inadatto, non solo perché da aprile 2012 è disponibile anche in Italia la formulazione a base di ulipristal acetato (la cosiddetta dei cinque giorni dopo), che è molto più efficace della tradizionale a base di levonorgestrel, ma anche e soprattutto perché il nome sembra indicare che può essere assunta con comodo dopo il rapporto a rischio di gravidanza indesiderata.
In realtà questo farmaco in entrambe le formulazioni è tanto più efficace quanto prima viene assunto, in quanto il suo obiettivo è quello di posticipare l’ovulazione, impedendo così agli spermatozoi fecondare l’ovulo. Può capitare infatti di avere rapporti a rischio di gravidanza indesiderata, perché si è usato il cosiddetto "coito interrotto", oppure perché il preservativo si è rotto o sfilato, oppure, perché si è scordato di assumere una o più pillole del blister.
Intervistate con una domanda diretta le 6.587 utenti che hanno risposto alla survey hanno scelto il nome di " Piano B", già in uso nei paesi anglosassoni, per il 38% e "contraccezione di scorta" per il 36%.
Questi nomi infatti anche se non richiamano all’urgenza come "pillola del prima possibile", che però ha riscosso solo il 6% dei consensi, rendono più chiaro il concetto di piano alternativo o ruota di scorta, quell’ "aiutino da casa" che ci tranquillizza all’occorrenza, inoltre rafforza l’idea che ci si debba ricorrere ogni qualvolta ce n’è bisogno, ma non come metodo contraccettivo abituale.