L’obesità ed il diabete mellito di tipo II hanno una inidenza crescente nella popolazione mondiale.
Secondo i dati Oms, sono più di 346 milioni le persone affette da diabete in tutto il mondo e questa cifra è destinata a raddoppiare entro il 2030, senza un intervento a livello globale. Inoltre, più dell’80% delle morti correlate a questa patologia avviene in Paesi a basso e medio reddito.
In Italia, nel 2011, sono quasi 3 milioni le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 4,9% della popolazione. Lo riferisce l’Istat nel documento “Il diabete in Italia. Anni 2000-2011”, pubblicato a ottobre 2012. Dai dati presentati emerge che il diabete è maggiormente diffuso nelle classi sociali più svantaggiate (dove i fattori di rischio, come l’obesità e l’inattività fisica, sono più comuni). Al Sud si registrano i valori più alti con 900 mila diabetici residenti, contro i 650 mila del Nord-ovest, i 600 mila del Centro, i 450 mila del Nord-est e i circa 350 mila residenti nelle Isole. Inoltre, la prevalenza del diabete aumenta al crescere dell’età: tra gli ultra 75enni, almeno una persona su cinque ne è affetta. Sotto i 74 anni il diabete è più diffuso tra gli uomini.
Associato al diabete l’obesità è anch’essa in espansione ed oggetto di una attiva ricerca farmacologica. In anni recenti la terapia chirurgica dell’ obesità ha riscosso attenzione per i suoi potenziali benefici. Sebbene gravata da molteplici effetti avversi, i vari interventi chirurgici hanno mostrato una buuona efficacia nel controllare l’obesità anche se spesso gli effetti sono transitori.
Ora uno studio pubblicato dal gruppo di gastroenterologi guidati dal del Prof. Stefano Fiorucci in collaborazione con il gruppo della Chirurgia Generale e D’Urgenza dell’ Università di Perugia del Prof. Annibale Donini, ha mostrato che in un animali sottoposti a chirurgia bariatrica è possibile ottenere un netto miglioramento della situazione metabolica attraverso l’attivazione di due recettori intestinali coinvolti nella regolazione del metabolismo lipidico. Lo studio pubblicato on line l’8 luglio 2013 dalla prestigiosa rivista Diabetes, la più importante rivista di settore nel mondo, dimostra che somministrando agenti in grado di stimolare i recettori Farnesoid-x-receptor (FXR) e il recettore LXR si ottiene un migliore controllo metabolico in soggetti sottoposti all’ intervento di interposzione ileale (uno degli interventi usati in chirurgia bariatrica).
Lo studio del Prof Fiorucci e dei suoi collaboratori è la prima dimostrazione che gli effetti della chirurgia bariatrica possono essere utilmente migliorati utilizzando farmaci che in genere hanno minimi effetti collaterali.
Se confermati in studi umani i risultati attuali potrebbero rappresentare un importante progresso nel trattamento di queste patologie a grande diffusione sociale.